Checco Zalone: istruzioni per l’uso

Muovendomi con circospezione tra i vari Boldi e De Sica, Aldo, Giovanni e Giacomo che come ogni anno imperversano nelle sale cinematografiche durante le festività natalizie, ho inaugurato il mio 2011 con la visione di Che bella giornata. Entusiasta di Cado dalle Nubi, il primo film di cui è protagonista Checco Zalone, sono andata al cinema fiduciosa e le mie aspettative sono state soddisfatte. Si tratta di una vera commedia all’italiana, con una trama divertente ma ben strutturata, e dunque molto distante dall’imbarazzante pochezza dei vari cinepanettoni, un’inutile accozzaglia di gag scontate e volgari, senza né capo né coda.

La comicità di Checco Zalone, al secolo Luca Medici, protagonista e coautore del film assieme a Gennaro Nunziante, è intelligentemente cinica.

Zalone è come la Littizzetto, si è inventato questo personaggio che sa essere “volgare con garbo”,passatemi l’ossimoro, perché certe cose che risultano offensive e oscene, se a dirle è un tipo che sembra un po’ un facilone e che ha un’aria da “puro”, allora fanno ridere. E anche riflettere.

Ecco che allora a lui è concesso di criticare tutto e tutti.

Questa volta, poi, ha fatto le cose in grande. Ha messo alla berlina tutto il “Sistema Italia” (pensate alla scena in cui prende sottobraccio Farah e le chiede: “Tu studi?” “Sì” “Bene, non serve a un cazzo, qui in Italia. Ora ti faccio vedere come si vive bene”. E via con una sfila di parenti messi nei posti giusti che risolvono piccoli e grandi e problemi quotidiani).

Il tema centrale della storia, l’innamoramento per una ragazza straniera di religione musulmana, gli permette poi di “svelare” con leggerezza le vere ragioni che si celano dietro le questioni di principio, quando si parla di guerre di religione: c’è una scena in cui il padre di Checco, militare dell’esercito italiano di ritorno da una missione in Afghanistan, afferma candidamente quello che in Italia non si “permette” di ricordare più nessuno, e cioè che si va in guerra per motivi economici. I conflitti tra Paesi nascono per soldi. Si va in guerra per soldi. Non per questioni di principio ed ideali religiosi, come spesso ci viene detto. Credo che sia l’affermazione più ”pacifista”che io abbia sentito negli ultimi anni.

Io ho riso davvero tanto durante il film, ma uscendo dal cinema ho provato una punta di fastidio: vuoi vedere che Checco mi ha fatto ridere di me stessa e della mia italianità?

Mi vengono in mente i tanti medici della mutua e vigili urbani di “sordiana” memoria… Alla fine devo ammettere che ha ragione Nanni Moretti quando dice che, noi italiani, Alberto Sordi ed i suoi personaggi traffichini, cinici e faciloni “ce li siamo meritati!”, e con un po’ di ironica amarezza penso che Zalone possa stare tranquillo: per come stanno andando le cose in questo Paese, la sua comicità ha trovato un “filone” che non si esaurirà facilmente.

 

 

 

 

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"Padrona di niente, schiava di nessuno"
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Una risposta a Checco Zalone: istruzioni per l’uso

  1. Federico Cerminara ha detto:

    Ho visto Che bella giornata pochi giorni fa su invito di alcuni amici, ma, lo confesso, avevo proposto altro per la serata. E invece mi son divertito. Oggi accendo la radio e sento parlare di “fenomeno Zalone”, record di incassi italiano, che solo nella prima settimana ha stracciato Avatar al botteghino. Un film ormai in grado di alimentarsi da solo con il passaparola, tra appassionati di Zelig e folle di curiosi. Ma l’ingrediente principale del mio entusiasmo all’uscita dalla sala, pervasa tra l’altro da pareri discordi sulla pellicola, credo sia stato proprio lo scetticismo iniziale.
    Sarà forse per la mia totale mancanza di pretese, alla fine trovo il film piacevole ed intelligente, nonché dotato di alcune virtù assai rare: la capacità di essere dolce senza far saltare alle stelle il tasso glicemico (seduto sul prato, Checco studia la lingua araba e fa una dichiarazione d’amore a Farah, che finge di non capire), di far ridere senza scadere nel volgare (Checco giocando con le luci, stuzzica la nonna addormentata), e persino un finale non troppo scontato. Azzeccata la scelta degli attori per i ruoli secondari, partendo da Luigi Luciano (più noto ai fan di Mai Dire Goal come Herbert Ballerina) nel ruolo del migliore amico, fino a Rocco Papaleo, padre di Checco tornato in licenza da una missione militare. Proprio la presenza di Papaleo, pioniere della riscoperta cinematografica del meridione con il suo Basilicata Coast to Coast, segna la fertile continuazione di un filone che coinvolge anche il recente Benvenuti al sud, con Claudio Bisio. Ma siamo davvero così come ci descrivono, o qualcuno sta calcando la mano, sfruttando questa nuova miniera d’oro? Non posso fare a meno di pormi questa domanda, proprio adesso che, vivendo a Roma, prendo coscienza (o forse sono i miei colleghi a favorire questo processo) delle infinite sfaccettature della mia “meridionalità”. Mentre ci penso, sorrido di fronte allo scambio di battute tra Papaleo e gli ospiti islamici, quando il padrone di casa spiega con toni accesi, che le cozze non vanno mangiate con il limone. Ho riso tanto pensando all’integralismo della cozza tarantina; come dice lo stesso Zalone in un’intervista alla Dandini, capita a volte che il ‘terrone sconfigga il terrore’

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